Non provengono della provincia di Palermo, ma da quella di Ragusa, Sicilia. Sono Vincenzo Cannizzo, voce e chitarra, Massimo Russo al basso e Carlo Schembari alla batteria. Sono i Partinico Rose. Per 37 minuti si dedicano a “canzoni per persone tristi ed arrabbiate” (Songs for Sad and Angry People) affondando in un revival anni ’80 più o meno omogeneo, in cui rileggono i dettami della new wave e del post punk con il classico umore pessimista e disilluso.
Questa volta ad ispirare le tinte fosche degli ultimi appassionati ai Bauhaus, Cure, Human League e compagnia bella sono le difficoltà di tutti i giorni che affliggono il Bel Paese, e più specificamente il Sud, tra mancanza di lavoro, insoddisfazioni personali e solitudine. Come recitano il titolo dell’album e la scaletta dei pezzi non tira aria buona, anzi. La copertina dell’album è chiara, il protagonista di queste storie sembra percorrere quel corridoio desolato rincorso da paure persistenti, senza vederne mai una via d’uscita.
“Slave of time” apre le danze con convinzione e bravura. Una batteria piena di flanger anticipa un riff memorabile, accompagnato da un basso nettamente protagonista per tutto il pezzo. Il canto di Vincenzo Cannizzo sembra quello di Robert Smith, con meno rassegnazione e maggiore rabbia. Su YouTube trovate anche il video di Emanuele Torre. In pezzi come “Misanthropy” e in “Mistakes In My Head” si inciampa forse in qualche influenza nu-metal ma per il resto le tracce scorrono piacevolmente, anche se non vanno oltre la rilettura del genere.
“Don’t Leave Me Alone”, “The End Of Summer”, “Rehab From You” calmano le acque in un’ambientazione generale spesso tesa e nervosa, diventando acustiche e assumendo l’aspetto di ballata post-grunge anni ’90. Apprezzabili, soprattutto per l’aggiunta del violoncello di Martina Monaca.
“Songs For Sad And Angry People” è un disco coerente nei temi, un po’ meno musicalmente, in cui però si possono vedere diverse prospettive di sviluppo futuro. I Partinico Rose hanno bisogno di differenziarsi dalla mischia, di aggiungere qualcosa di proprio, perché ormai è stato preso tutto dagli anni ’80 e ‘90. E non è detto che non ci possano riuscire. Come non è detto che non possano trovare una luce di speranza in fondo a quel corridoio