“Nel lago vi è fuoco: l’immagine del sovvertimento. Così il nobile mette ordine nel computo del tempo e rende chiare le stagioni”.
I Ching
L’entropia distruggerà il mondo che conosciamo, ma questo non vuol dire che non ce ne saranno di nuovi, anzi, la consapevolezza della fine del mondo ci lascia indifferenti e sereni al cospetto di questo bellissimo disastro.
Simona Norato e Serena Ganci sono due artiste, due artiste libere e le loro riflessioni sono possibilità dischiuse. Sexophilia mi tamburella in testa, come due dita che picchiettano le venature dei gangli cerebrali di un cranio scoperto, servito su un vassoio d’argento come ceviche. Questo brano è sale su una ferita aperta, fa sentire che la vita esiste e passa per un dolore necessario, istantaneo, dal quale si esce con un sorriso consapevole. Il video splendidamente lisergico di Azzurra Messina ricorda un immaginato frammento d’archivio di Gaspar Noé, però in via dei Candelai, Palermo.
Questo pezzo permette di rivedere la luce abbagliante di quel sentimento queer, di quella condizione della persona che è la sua libera identità, sganciata da ogni turbamento, che cerca il proprio spazio e che Palermo offre alle proprie figlie. Sexophilia non racconta un desiderio, ma accarezza un dopo, parla di fuoriuscire dall’invisibilità e lo fa come manifesto di oggetti concreti e quotidiani. E poi, infine, il testo: un cut-up che suona come una splendida nevrosi, immaginifica e mortale. Sexophilia è un brano necessario, che s’insinua dentro al cuore, senza pulirsi le scarpe, come un divertissement, è fiele, è passione misurata ad una follia da vedersi arrivare addosso.