E’ sabato sera: giacché non sono un eroe esco e vado al Rocket Bar, come spesso mi capita quando sono in città e ho voglia di sperimentare cosa ha da offrire l’underground musicale cittadino. Sissignore. Metal, stoner ma anche elettronica e addirittura il cantautorato indie trova spazio sul palchetto del Bar, talvolta incontrando lo sdegno degli aficionados della prima ora dalle connotazioni punk che hanno sempre trovato rifugio tra le pareti del locale tappezzate di foto tessere dei Ramones a grandezza naturale.
Ma questo sabato coincide con un’occasione particolare: i tredici anni di attività del Rocket Bar con annessa festa/concerto. Gli ospiti d’onore di quest’anno? Una bomba: i Raw Power!
Sono caricato a molla, me la voglio godere proprio tutta, tant’è che arrivo a piazza S. Francesco di Paola in largo anticipo (le 22:00…il concerto inizierà alle undici e mezzo come prassi cittadina…) e trovo già un bel po’ di gente.
Riconosco quelli che c’erano nel 1995 (o era il ’96 ?) al teatro Cristal al concerto che i Raw Power tennero insieme ai Kali Yuga e anche quelli intervenuti al loro passaggio dallo spazio occupato Anomalia nel 2012.
Incontro Dario Giacomazzi, batterista e autentico agitatore della scena autoctona con milioni di band (cito giusto gli F.U.G. e i Bigg Men – “bigg” con due “g”, eh!) e scopro che si occuperà da lì a poco di aprire le danze con una nuova formazione, i Negative Path.
Gli chiedo perchè, cioè perchè un’ennesima band: “Beh, Gioacchino (il chitarrista – n.d.a.) ha imparato a suonare la chitarra, ha organizzato delle canzoni e noi siamo qui per suonarle”. Semplice, no? Pari pari al vecchio adagio punk dei tre accordi. Caspita, c’è qualcuno che sta dentro le sale prova come alcuni nelle sale bingo: potrebbe essere interessante confrontarne gli effetti come le sorti…
Effetti senz’altro positivi sulla musica dei Negative Path che iniziano il loro set con il Rocket già stra-imballato. La proposta è hardcore punk semplice e diretto con un impiego della voce direi poderoso che a tratti, nell’approccio, mi ricorda Lemmy. Niente di nuovo…ma l’energia è tanta ed è tutto ciò che conta.
I kids rispondono bene ai 25 minuti di set del quartetto palermitano (Dario batteria, Gioacchino e Carlo chitarre, Anselmo basso e voce) che lascia il palco già diventato una pozza mista di sudore e birre sversate in seguito agli spostamenti della massa pogante…e ancora non abbiamo visto niente.
Il cambio palco è velocissimo. Qui niente backliner o stage manager: la band ospite prende possesso della scena e degli strumenti (gentilmente offerti dai Negative Path) e alle 24:00 in punto è il turno dei Raw Power. Non ve li presento: andate su wikipedia e baloccatevi della carriera ultra-trentennale della band emiliana, tra dischi e tour in U.S.A. a fianco di Dead Kennedys, Motorhead, Slayer, blah-blah-blah (è odiosa questa attribuzione di punteggio citando i grandi nomi per i quali i Raw Power hanno aperto i concerti; peccato nessuno citi Bluff Mac Cagan, bassista dei Ganzi’e’Rozzi, che nel 1987 alla fanzine “Don’t Believe What You Read” dichiarò: “abbiamo aperto un concerto dei Raw Power, è stato pazzesco, loro sono grandissimi e noi facciamo schifo!”).
Neanche a dirlo, il Rocket Bar salta in aria letteralmente. I primi stage divers volano sul pubblico sfiorando pericolosamente soffitto e lampade mentre i veterani dell’hardcore italiano ci danno dentro senza sosta. Scaletta urticante che alterna brani dall’ultimo lavoro in studio “Tired & Furious” (2014) ai classici “You Are The Victim” e “Raw Power” risalenti ai favolooosi anni ottanta. La voce di Mauro Codeluppi, unico membro fondatore superstite, è ormai ridotta ad un rantolo gutturale comunque efficace grazie anche al sostegno dei cori di Marco Massarenti (basso) e Paolo Di Bernardo (chitarra). Menzione particolare va al batterista Gianmarco Agosti che ha sostenuto tutto il set con precisione e potenza nonostante l’altissimo gradiente di bpm.
Praticamente nessuna pausa tra un pezzo e l’altro, forse un rapido “ciao” di Mauro tra un sorso di vino e un tiro di sigaretta (!!!).
Sorpresa all’encore con una cover convincente di “Ace of Spades” dei Motorhead che chiude un set di circa 50 minuti “with no frills” per dirla all’ammericana.
Dopo, consueto bivacco dei fan al banchetto del merchandise con foto di rito e autografi sui vinili. Insomma, un successone. I Raw Power hanno soddisfatto grandi e piccini e c’era da aspettarselo.Tuttavia ho registrato qualche piccolo appunto.
A tarda notte un tipo sulla quarantina con tutto lo spleen alcolico dei bei vecchi tempi mi dice che forse il cantante al microfono avrebbe potuto augurare buon compleanno al locale che li ha ospitati. Come a dire che è stata sottovalutata l’eccezionalità, almeno per una città come la nostra, dell’esistenza di uno spazio come il Rocket che da tredici anni da’ sfogo all’underground e a proposte musicali che difficilmente troverebbero residenza altrove a Palermo. Poi lamenta che la band avrebbe partecipato poco alla serata, standosene in disparte fino al momento dell’esibizione, quasi con freddezza…e sul palco sembrava avere fatto il compitino e arrivederci-e-grazie.
Intransigenza hardcore? Dubbi su attitudine e credibilità? Chi lo sa? Era troppo tardi per elaborare…
So solo che è stata una bella serata, incasinata come poche ma sicuramente da ricordare.
Per il Rocket Bar: auguri! L’anno prossimo invitate i Ganzi’e’Rozzi?