Negli ultimi anni la città di Napoli ha avuto un forte risalto a livello nazionale: dal fronte calcistico del Sarrismo a quello televisivo dei Savastano; in questo modo il capoluogo campano è diventato teatro di cultura in ogni suo angolo: dal Lungomare Caracciolo fino ai vicoli più nascosti dei Quartieri Spagnoli. I musicisti sono riusciti a dare il loro contributo ed accanto al progetto musicale più curioso dal punto di vista mediatico che prende il nome di “Liberato” troviamo uno dei lavori più interessanti di tutto il repertorio hip hop italiano. Stiamo parlando di “Potere”: l’ultimo album di Luca Imprudente, in arte Luchè, uscito per Universal Music il 29 Giugno 2018.
Non è un album trap, nè old school, non è un disco in acustico e nemmeno uno sfogo di un riformista sociale, eppure contiene tutti questi elementi che lo rendono unico nel suo genere. Dopo l’enorme feedback positivo che “Malammore”, il suo disco precedente, ha ricevuto da parte del suo pubblico (e non solo), in questo album Luchè racconta del potere e del potere. L’ambiguità del termine riassume il concept che accompagna l’ascolto, restando continuamente in balia di Luca e Luchè. <<Il classico “album del successo”>> qualcuno potrebbe dire, ma ci sono svariate considerazioni che diversificano questo progetto da quelli dei suoi colleghi.
Il successo è arrivato dopo una lunga maturazione che viene raccontata, a tratti, in tutti i brani del disco, affiancata da una continua insoddisfazione di ciò che si è ottenuto, riconoscendo comunque il peso degli eventi accaduti. In brani come “Sai Chi Sono” viene messa in luce l’importanza ed il valore della musica, dove quest’ultima veste i panni della sua donna. Le chitarre che un noto magazine musicale aveva tanto criticato in “Che Dio mi benedica”, vengono riproposte senza paura in “Torna Da Me”, una delle serenate più emozionanti degli ultimi anni. Vengono messi in luce i pregiudizi verso il suo popolo (“Potere 2” e l’outro di “Dormiamo Insieme”) e il suo mood da rockstar trova l’exploit in “Nada”: un’autentica hit dove si autoproclama giustamente “Il Vasco Rossi del rap italiano”.
Mentre “Malammore” prosegue un racconto che comincia dai tempi dei Co’ Sang e racconta la strada ed i sogni legati ad essa (non a caso nella tracklist troviamo una soundtrack di Gomorra), “Potere” rappresenta il lato B di questo progetto, mostrando le conseguenze, piacevoli o meno che siano.
Luchè è diventato il volto di Napoli e la racconta in vero: forse è proprio questo che lo distingue da tutti gli altri. Oggi, indipendentemente dai numeri, è diventato una “Star”, brano di cui consiglio l’ascolto alla fine di questa lettura per il primissimo approccio con l’album e l’artista.