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La Musica sotto scacco del Covid-19: sostenibilità e mutazione

In questi giorni di forzata clausura uno dei settori più immobilizzati è di certo quello musicale, e tale condizione si allarga al mondo dell’arte in generale ed alla sua natura di non essenzialità, di superfluità addirittura per taluni.

Le innumerevoli sessioni casalinghe in diretta streaming goffamente cercano di colmare il vuoto attuale in un tentativo di attaccamento quasi disperato a ciò che non può essere adesso, e sembrano suggerire quanto di superfluo il business musicale negli anni aveva imposto alla Musica e ci aveva costruito attorno: i tour sempre più fitti e intrecciati (anche per colmare le lacune economiche della discografica), i festival sempre più grandi e sempre più impattanti sulla Terra (con buona pace per le borracce termiche e i bicchieri riutilizzabili che di recente ci avevano fatto sentire un pelo meno in colpa per le conseguenze delle nostre condotte), i club che dovevano essere sempre più sold out ad ogni singolo evento.

Il trionfo del modello economico dominante attuato e riadattato alla Musica: di più, più grande, più spesso, più veloce, più lontano, magari il tutto ad opera di band pronte a moralizzare le folle sui più svariati argomenti tranne che quello della sostenibilità di ciò che stava diventando sempre di più, più grande, più spesso, più veloce, più lontano.

La prospettiva plausibile ci racconta di un ritorno alla normalità lento e graduale, con una partecipazione contingentata agli eventi, e ci racconterà anche di una comunità dei frequentatori di concerti squattrinata quando non impaurita.

In quel momento ci troveremo a dover progettare qualcosa di diverso, che per funzionare dovrà avere tutte le caratteristiche di una cosa “altra”: bisognerà rivedere le dinamiche e le proporzioni economiche del music business come lo avevamo conosciuto, pena la sopravvivenza delle sole realtà economicamente forti che hanno aizzato ad una folle corsa che ci porta oggi a stare fermi, sospesi.

Una diversità oggi difficile da immaginare, come era difficile in fondo immaginare il presente attuale. La realtà spesso supera ciò che si immagina, perché vivere qualcosa è più forte e vero che ipotizzarlo: viverla significherà mettersi in discussione, svegliarsi, muoversi, mutare. Ci siamo ben accorti di recente che una particella composta essenzialmente da proteine e acidi nucleici può mutare e da questo mutamento trae la sua “salvezza”: sapremo salvarci noi forti di una composizione biologica ben più complessa?

Le azioni concrete disegneranno il nostro destino, che di parole vane possiamo usarne a iosa mentre il mondo là fuori è già cambiato. A proposito, chissà com’è davvero il mondo là fuori, adesso.

Ph. Lenny Photography

Media Partnership

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