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Grazie di tutto, Maestro

By maggio 18, 2021 No Comments

Ci si sente incredibilmente piccoli a parlare di Franco Battiato, come è giusto che sia di fronte a una mente che poteva citare infiniti frammenti di universo, un artista eclettico e singolare, impossibile da catalogare. Lo puoi chiamare “cantautore”, se vuoi, ma non appena avrai finito di pronunciarlo, ti sembrerà una definizione incompleta. Puoi dire che è stato un indagatore dell’anima, delle filosofie profonde e delle culture lontane. Un musicista sperimentale, ma anche un singolare ballerino. Un regista e un pittore. Un autore di viaggi interstellari, di passaggi da una galassia all’altra riportati con la normalità di chi racconta quello che ha fatto durante una passeggiata sotto casa.

“In 1945 I came to this Planet…” [Strani Giorni].

Franco Battiato se n’è andato e quel che viene spontaneo pensare è che abbia semplicemente cambiato forma. Una dipartita, la sua, discreta e silenziosa, come una melodia che lentamente si consuma sulle sue stesse note. Ha percorso lo spazio-tempo, riuscendo a coprire qualsiasi dimensione scandita da secondi e minuti. È stato un cantore del passato e di retaggi dimenticati. Cronista del presente e di una società che si sgretola. Profeta, nel senso puro del termine: anticipatore dei tempi e delle vicende, di un futuro incredibilmente a portata di mano e complicato. Avanguardista, direbbe qualcuno. Ha parlato infinite lingue, non tutte presenti nei vocabolari.

“Organizza la tua mente in nuove dimensioni/ Libera il tuo corpo da ataviche oppressioni” [New Frontiers].

Saremmo degli stolti, se pensassimo che il passaggio di Franco Battiato a qualcos’altro rappresenti un momento triste. Certo, da un determinato punto di vista lo è. La verità, però, è che ci ha sempre spiegato come per lui le faccende terrene fossero ben poca cosa, rispetto a tutto il resto. Non crucciamoci oltremodo, dunque. In quest’epoca di bassa fedeltà e altissimo volume, conforta sapere che chiunque lo abbia ascoltato (ma ascoltato davvero), ha il suo personalissimo e prezioso modo per ricordarlo. Un episodio, una dettagliata immagine mentale: un piccolo, grande avvenimento che ha saputo rappresentare una catarsi. Quell’istante che gli ha aperto una porta per guardare oltre. Ed è questo, probabilmente, l’insegnamento più grande che ci ha lasciato: quel ricordo che non andrà mai urlato, ma andrà sempre raccontato sottovoce o, ancora meglio, tenuto per sé.

Sappiamo bene che Franco Battiato rimarrà per sempre lì, seduto sulla copertina de La Voce del Padrone, con le braccia conserte di Patriots, con il viso da bambino di Fisiognomica. Cristallizzato in quella nostra dimensione che ha attraversato e che, almeno oggi, un po’ si ferma. E lo saluta con un sorriso. Lui ci sorride, a sua volta, consapevole di non essersi mai svelato in tutta la sua completezza: Perché la nostra mente è temporale/ e il corpo vive, giustamente, solo questa vita.

Grazie di tutto, Maestro. E buon viaggio.

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