Brian Christinzio, ovvero BC Camplight, è un cantautore americano che soffre di un disturbo neurologico. Il suo modo per elaborare la tragedia è la commedia, dice. Se non lo conoscete andate subito a cercarlo tra le sue produzioni. L’ultima in ordine di tempo è la quinta fatica “Shortly After Takeoff”, uscita per Bella Union.
Diciamolo subito, è un lavoro di nove tracce che scorre via che è un piacere. Dichiarato come il terzo ed ultimo capitolo della trilogia di Manchester (“How To Die In The North” e “Deportation Blues” sono i precedenti episodi), nata per via dello spostamento di residenza del nostro dalla città di Philadelphia, che gli aveva dato i natali, alle terre della Gran Bretagna, BC Camplight racconta le vicissitudini e le sfighe che in questo periodo gli sono successe con ironia, echi sixties (Beach Boys, Byrds, Kinks) e qualche influenza (Eels, Bon Iver, nuova psichedelia).
Brian Christinzio si presenta come un nuovo loser con più di un ammiccamento à la Brian Wilson, ma non ne facciamo una colpa. Cosa ci può fare se ha quella voce lì e stravede per il pop ben fatto? Nulla. Gli basta confezionare deliziosi album nei quali possa raccontare in maniera dissacrante la propria visione delle cose. Il suo pop è un mix di ingredienti. Troviamo quasi il blues nell’opening “I Only Drink When I’m Drunk”, ma subito dopo arriva il ritornello col vocoder, mentre il testo ci ricorda quando ci sentiamo rassegnati e stanchi.
“Ghosthunting” inizia dopo un’introduzione parlata in cui il nostro è alle prese con un pubblico che ride a crepapelle. Strano, però, che si stia parlando della morte del proprio padre. Grande pezzo di puro e spettacolare pop notturno, disturbato da quei fantasmi interiori che dovrebbero essere affrontati.
Anche “Back To Work” alterna melodie ora armoniose ora oscure e frammentarie: si ripete “back to work, back to work…” quasi come a riprodurre il pensiero di un automa a lavoro, mentre il resto del pezzo esalta la grande voce di Brian Christinzio, in un tappeto sonoro fatto di piano, acustica ed archi, che rimanda ai momenti più raffinati di “Paris 1919” di John Cale o di “Skylarking” degli Xtc.
“Cemetery Lifestyle” è il singolo ad effetto che un po’ ti lascia stecchito con il suo riff eighties pronto ad esorcizzare ogni ansia. Andatevi a guardare il videoclip in cui Christinzio sfida tutti quanti a “mani, forbice e sasso”. E vogliamo parlare della successiva “I Want To Be In The Mafia” col piano, la voce dolce e quella strana idea di voler vivere almeno un giorno tra i criminali, come uno stronzo? Parole sue.
La trascinante “Shortly After Takeoff”, che dà il titolo all’album, ci parla invece della fottuta paura di volare che costringe chiunque a pensare subito al peggio “appena dopo il decollo”, e ti tocca stringere forte la mano della vecchia accanto o ti verrebbe di uccidere chi urla al falso allarme.
In “Arm Around Your Sadness” BC Camplight sprofonda in una ballata sintetica e spaziale piena di malinconia mentre “Born To Cruise” ci fa risalire un po’ l’umore con i suoi saliscendi elettronici e vocali da “Pet Sounds”. Segue e chiude il minuto e mezzo di “Angelo”, con tanto di sax lontano, che è una preghiera senza parole, in bianco e nero, con i battiti che ad un certo punto si fermano, come il cuore di qualcuno a te molto caro che smette di vivere.
Non si riesce a decidere il momento migliore di “Shortly After Takeoff”. Questi trentatré minuti sono volati e non sono andati via, dimenticati. Restano per ritornare.