“Unmask Whoever” è il primo album degli Activity, usciti per tipi della Western Vinyl e prodotti da Jeff Berner (già Psychic Tv, da poco orfani del loro fondatore Genesis P-Orridge).
La band di New York è formata dai membri di tre gruppi diversi della scena underground americana (Field Mouse, Russian Baths e Grooms) cosa che influenza il carattere eterogeneo di questo album.
Vediamo cosa ci aspetta.
“In Motion” è solo una breve introduzione onirica che sfocia subito in un’atmosfera shoegaze. La successiva “Calls Your Name” va, invece, al punto. L’ambiente non sembra promettere niente di buono in queste melodie paranoiche. Nel videoclip abbiamo una casetta in mezzo al bosco, un fuoco acceso e tra i fumi fa capolino la band. Uscito come singolo, il pezzo non è per niente male, anzi è un ottimo biglietto da visita.
“Spring Low Life” è meno aggressiva della precedente e il mood, diciamolo, non tende a migliorare. Qui, però, si recuperano atmosfere dream pop, evidenti nell’introduzione e nella lunga coda finale. Altro buon pezzo.
“Nude Prince” strizza l’occhio al synth pop degli anni ’80, senza lasciare alle spalle le atmosfere da cielo plumbeo fino ad ora ascoltate. Qui si prepara il palco ad un inaspettato ritmo ballabile con lunghi feedback in sottofondo. Alla fine è un brano di rock alternative che poteva essere sfruttato meglio, soprattutto sul versante electro dark.
“Looming” è una ninnananna psichedelica dai toni delicati dove l’intreccio delle voci è azzeccato e chiude la prima parte dell’album. Gli Activity si sono presentati fino adesso in cinque modi diversi, dimostrandosi comunque all’altezza.
“Earth Angel” è forse il pezzo meno convincente, con tanto di urlato spezzato a tratti, troppo aggressivo di fronte al contesto quasi sempre sommesso dell’album.
Con “The Hearthbeats” si ritorna sia al ritmo, seppur monocorde, che alle tinte decisamente post-wave e paranoiche, fino al finale rumoroso e psichedelico alla Motorpsycho. Traccia ostinata e lunga, chiusa improvvisamente nel finale, è seguita da un altro pezzo dream pop, I like the Boys.
“Violent and Vivisect” è forse un pezzo che non brilla anche se ammetto che potrebbe divertire con il suo “la la la” finale e con il suo mood indie-alternative.
Chiude, invece, la più coerente “Auto Sad“, una combo riuscita di elettronica minimal, post-wave, dream pop e shoegaze. È in questo mix che gli Activity riescono a far bene il loro lavoro.
L’idea generale che ne viene fuori è che questo “Unmask Whoever” rappresenti, come in copertina, le diverse anime della band, unanimi almeno nel rappresentare l’inquieta Grane Mela tra canti annoiati, nenie disturbate e ritmi paranoici.
Gli Activity sanno il fatto loro quando sperimentano e non si lasciano ingabbiare dalle solite strade del già sentito indie-rock.