In molti avranno ascoltato quella melodia semplice, profondamente malinconica, che si chiamava Falling e forse non tutti assoceranno quel “motivetto” al tema di Twin Peaks, la serie tv prodotta da David Lynch e musicata da Angelo Badalamenti nel lontano 1990. I due già collaboravano ai tempi della pellicola “Velluto Blu” e continueranno a lavorare insieme per le successive opere. Qui parleremo senza spoiler alcuno della colonna sonora della prima stagione di Twin Peaks, che ha contribuito a dare un’atmosfera ben precisa e a consegnarla nel mito.
Per farlo sarebbe propedeutico (ri)guardare almeno l’apertura della serie cult, affidata alle immagini della fittizia cittadina al confine col Canada, con le fabbriche che fumano, i macchinari che lavorano, gli uccelli che stanno sui rami, le papere che nuotano nel placido lago e la cascata che splendidamente fa il suo costante corso.
Perché sta tutto lì, tra le note di “Twin Peaks Theme”, che sembrano gocce d’acqua, l’apparente e quasi irreale tranquillità della vita di un paesino, nella quotidianità senza colpi di scena, finché qualcosa non smuove le carte e scopre l’altro lato della medaglia.
Twin Peaks prende il nome dalle due montagne che si stagliano nel panorama, tra le foreste e i ceppi abbandonati. La vita della cittadina viene scombussolata dalla morte della giovane Laura Palmer che costituisce il misterioso nodo da sciogliere della vicenda. Chi ha ucciso Laura Palmer? è ormai una domanda retorica, un modo di dire entrato nel linguaggio comune.
Si racconta in “Secrets from Another Place: Creating Twin Peaks” che il tema principale della serie tv, “Laura Palmer’s Theme”, sia nato nel 1989 davanti ad una tastiera Fender Rhodes, con David Lynch seduto accanto ad Angelo Badalamenti che provava a mettere in musica le immagini raccontate dal regista. Il racconto era quello di un paesaggio oscuro, pieno di alberi, illuminato dalla luna, all’interno del quale si trovava Laura Palmer, alla quale stava per succedere qualcosa di terribile. Così, tra poche note in minore inizia il tema per poi aprirsi in una melodia in maggiore e lentamente in crescendo. La trascrizione midi della composizione, ad opera di Dean Hurley, sembra raffigurare proprio le due vette di Twin Peaks. Quando si dice che la musica riesce a raccontare meglio delle parole.
Twin Peaks non è soltanto mistero e orrore, ma anche ironia e leggerezza, come quando Lynch riempie lo schermo di indagini creative, intuizioni surreali, mettendo qua e là un po’ di malizia che non guasta mai, condendo il tutto col cool jazz di “Audrey’s Dance”, “Dance of the Dream Man” e le spazzole veloci di “The Bookhouse Boys”. Altre volte la serie sembra parodiare le soap-opera e i suoi tratti melodrammatici, “Love Theme from Twin Peaks”.
Dream pop di chiara ispirazione Sixties è invece la colonna sonora dei momenti maggiormente vissuti dai più giovani, che hanno un ruolo abbastanza importante, visto che la vittima di cui si parla era una loro coetanea. Ed è così che abbiamo Julee Cruise, l’interprete dei testi di David Lynch, che aggiunge quel tocco di affascinante mistero e malinconia alla narrazione filmica in ben tre pezzi, la nostalgica “The Nightingale”, l’oscura “Into The Night” e “Falling”, la più famosa di tutte.
Badalamenti non si ferma davanti ad un genere, spazia dal pop al jazz, come fa il regista, incollando lo spettatore allo schermo.
Ma Twin Peaks è soprattutto un intrigo di misteri, “Night Life in Twin Peaks”, nascosti tra i fitti alberi di una foresta senza via d’uscita, incubo e risveglio dal sonno, tempo che si dilata, follia e ragione.
Non resta che una storia piena di domande senza risposta e il presunto ricordo di qualcosa che pensiamo di aver vissuto tanto tempo fa, non sappiamo quando. Ricordiamo solo come faceva la musica.