Cinque amici sulla quarantina mettono su, un paio di anni fa, una cover band dei Beatles, esibendosi di tanto in tanto nei pub; si chiamano Dr. Pepper’s Hearts Club Band (che nome banale).
Fin qui, nulla di particolare, anzi uno scenario molto comune tra i cosiddetti musicisti dopolavoristi; eppure qualcosa non torna! Tutti i concerti del gruppo sono sold-out e, guardando le date, salta subito all’occhio che deve esserci qualcosa di veramente speciale, visto che si esibiscono da Londra a New York, passando per Los Angeles e Sidney.
Mi è bastato però cercare un video su YouTube per rendermi conto che non stavamo parlando di una “band comune”…
Personalmente, la prima cosa che ho detto è stata “ma che cazzo sta succedendo?“.
Sullo stesso palco Mattew Bellamy (Muse), Nic & Cris Cester (Jet), Graham Coxon (Blur) e Miles Kane, suonano I saw her standing there, Back in the U.S.S.R. ed altri classici dei Fab Four, mentre io continuo a ripetermi “ma che cazzo sta succedendo?”
Inizio a seguire la band, che nel mentre diventa Jaded Hearts Club, scoprendo un mondo di simpatici cazzoni con chiodi in pelle ed occhiali da sole d’ordinanza, paragonabili in tutto e per tutto alla garage band che fa le prove innaffiate di birra nello scantinato del condominio; solo che questi qua suonano a palla de foco (come direbbe un mio caro amico romano) ed hanno ville milionarie sul lago di Como – Bellamy e Cester sono stati vicini di casa per parecchio tempo.
Di recente avevo notato che gli aggiornamenti su Instagram si erano fatti più frequenti, documentando uno “strano movimento” e creando sempre più hype tra gli addetti ai lavori. Dapprima esce in vinile Live at 100 Club, storica venue londinese, che contiene tutte cover della British invasion, da Hey Bulldog ad Helter Skelter, passando per Paint It Black e Sunshine of your love.
Poi l’annuncio, sempre su Instagram: “Very excited to announce our debut single: Nobody But Me! Go and check it!“. Ecco, da vecchia cariatide del rock’n’roll quale sono, non potevo non seguire il loro consiglio, fiondandomi all’ascolto.
Impressioni? Non sarà avant-garde, non è il futuro, non è neanche un bel brano, nell’accezione del puro bello artistico. È un brano onesto di rock’n’roll anni ’60, suonato da musicisti che riempiono gli stadi quotidianamente, ma soprattutto amici che passano il loro tempo in “saletta” dimostrando ancora una volta che la musica non è per loro un mero fattore economico e lavorativo. Gente che ha scritto Tender, Supermassive Black Hole e “Are you gonna be my girl“, ma che gli devi dire? Su…
I Jaded Hearts Club Band fanno musica perché ne hanno voglia, ne hanno bisogno, vogliono divertirsi e se ne sbattono (dall’alto del loro conto in banca, giustamente) del resto. Forse dovremmo ricordarcelo un po’ tutti quando ci chiediamo “non sono troppo vecchio per fare come cazzo mi pare?”. Oppure quando “beh, adesso riempiamo i palazzetti, diamo al pubblico quello che vuole”.
Ora, dovrei forse parlarvi di più di Nobody Except Me ma come si spiega il rock’n’roll a parole?