C’era chi aveva amato “The Ooz” e chi non ne aveva apprezzato le troppe lungaggini.
“Man Alive!” risolve la diatriba. È un album che rispetta i tempi classici del vinile, una quarantina di minuti scarsi, ma il materiale di cui è composto non è per nulla facile. Se lo pensiamo come un 33 giri è facile ritrovare due lati nettamente diversi: il primo maggiormente post-wave, più accessibile, il secondo più sperimentale e d’atmosfera, maggiormente ostico.
Dall’intero lavoro emergono, poi, alcune tracce su tutte. Sì, perché “Man Alive!” non è il capolavoro che si aspettava qualcuno e non è neanche un passo falso. È un album che riesce ad avere i suoi tre/quattro classici su tutti, altri due momenti nella norma, e un mucchio di canzoni che sembrano intermezzi stanchi e un po’ ripetitivi.
Tra i primi, i momenti che restano sono sicuramente due dei tre singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album:
“Cellular” apre “Man Alive!” parlando dei mezzi di informazione che ci circondano e di come sia tutto possibile nelle mani dell’uomo. È accompagnato dall’ottimo video di animazione ad opera di Jamie Wolfe in cui un uomo e una donna campeggiano in un surreale paesaggio pieno di antenne e cavi elettrici. I due vagano tra i fili fino alla fulminazione.
“Alone, Omen 3”, presentato tramite il video girato da Jocelyn Anquetil, descrive l’alternanza tra solitudine e folla di persone, lo stare connessi perennemente e l’alienazione di fondo che configura la società postmoderna. Certamente non si sposta di un millesimo il viaggio sonoro di King Krule, che continua a mischiare trip-hop, ambient, rap e jazz, con qualche accenno post-wave, ma mai come in questo caso Mr. Marshall è da pieni voti.
“Don’t forget you’re not alone
Deep in the metropole” (Alone, Omen 3)
Ancora dal primo lato si salvano l’inquietudine da bassifondi di “Supermarché” e il rap “drogato” di “Stoned Again”.
Dal secondo lato del disco è d’obbligo parlare di “Underclass”, a suo modo un pezzo irresistibile. King Krule gioca a fare lo chansonnier ma senza indossare giacca e cravatta, salendo su un palco dove non brillano paillettes ma solo le sue parole immerse nel fluido irrequieto della sua musica.
Forse il brano più pop è la successiva “Energie Fleets”, in cui King Krule riesce a riempire d’amore una dolce e notturna melodia, seppur al solito compressa tra dissonanze e chitarre liquide. Rientra tra gli episodi più sentimentali e anche più intensi dell’album.
Chiude invece “Please Complete Thee”, un’ulteriore e dolce richiesta d’amore che apre a scenari riflessivi, meditabondi e alla fine molto positivi, lasciando per ultimo degli sprazzi di luce sonora che s’interrompono d’improvviso.
Purtroppo l’album non è sempre a questi livelli e tracce come “The Dream”, “Theme For The Cross” passano senza lasciare granché. Tra i momenti minori anche “Airport Antenatal Airplane”, una nenia che probabilmente risente del periodo che precede la nascita del figlio di Mr. Marshall.
In sostanza “Man Alive!” è un album che ha bisogno di tanti ascolti, che forse non vuole fare il botto, ma che comunque conferma le capacità del giovane Archy Marshall, cantore bisognoso d’amore di quest’epoca depressa.
[…] scritta da Gaspare Giaramita e pubblicata sulla webzine NoFunzine.it il […]